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Trapani, la Processione della Settimana Santa
Nei “misteri” della città s’incontrano da 400 anni religione e storia della Sicilia. 20 gruppi scultorei, nel venerdì e sabato santo, percorrono le vie di Trapani ricostruendo una emozionante Via Crucis
di Giovanna Naccari
Tà! Tà! Tà!: il carabiniere a mano aperta bussa tre colpi alla Chiesa delle Anime del Purgatorio e dà il via alla Processione dei Misteri. A Trapani, in Sicilia, la Passione e Morte di Cristo da quattrocento anni rivive nel corteo dei 20 gruppi scultorei che per due giorni, al sole e al chiaro di luna, percorrono le vie cittadine. All’apertura della porta della Chiesa barocca è l’applauso del popolo a rompere il silenzio di una folla devota e curiosa, mentre i tamburi dell’Unione Maestranze di Trapani, che organizza la processione, danno inizio all’uscita dei Misteri sorretti dai portatori.
I “massari” portano le “vare” con la tradizionale “annacata”, un movimento del corpo che segue le cadenze dei brani delle bande musicali e dà movimento alle statue. La processione inizia alle 14 del Venerdì Santo e termina, senza interruzioni, il Sabato Santo con il rientro dei gruppi sacri in Chiesa.
In un percorso scandito da tamburi, “ciaccole” e marce funebri, i 18 gruppi scultorei e i due simulacri (Gesù nel Sepolcro e l’Addolorata) escono in processione nel centro storico. Ogni gruppo statuario è accompagnato da una banda musicale proveniente anche da altri comuni del Trapanese, e affidato ad un ceto.
“La Licenza”, la vara del ceto degli orefici, apre la processione dei Misteri con Gesù Cristo che saluta la Madonna alla presenza dell’apostolo San Giovanni. I gruppi escono uno alla volta: “La Lavanda dei piedi” del ceto dei pescatori; “Gesù nell’orto” affidato agli ortolani; “L’Arresto” del ceto dei metallurgici, dove l’apostolo Pietro ferisce Malco nel tentativo di difendere il Cristo.
I Misteri continuano con la “Caduta al Cedron” affidato ai naviganti; “Gesù dinanzi ad Hannan” del ceto dei fruttivendoli; “La negazione” del ceto barbieri e parrucchieri; “Gesù dinanzi ad Erode”, del ceto dei pescivendoli; “La flagellazione” del ceto muratori e scalpellini; “La coronazione di spine” del ceto dei fornai.
Ponzio Pilato presenta Gesù al popolo nel gruppo scultoreo “Ecce Homo” del ceto calzolai e calzaturieri. Trascorre il tempo e si presentano alla folla: “La sentenza” del ceto macellai e “L’ascesa al Calvario”, affidato alle cure del popolo. Nella vara dell’ascesa al Calvario, che la tradizione popolare chiama “U Signuri ca Cruci ‘ncoddu”, cioè Gesù che porta la croce sul collo, sono rappresentati Gesù gravato dal peso della croce, i soldati romani, Simone Cireneo che tenta di sostenere la croce e la donna che porge il fazzoletto per asciugare il volto di Cristo.
Arrivano i momenti cruciali con “La spogliazione” del ceto abbigliamento; “La Sollevazione della Croce” del ceto dei falegnami, carpentieri e mobilieri; “La Ferita al costato” del ceto dei pittori.
I Misteri continuano con i gruppi: “La deposizione” del ceto sarti e tappezzieri, dove si ammirano le aureole di argenteria trapanese della seconda metà del 1700; Il “Trasporto al Sepolcro” affidato al ceto dei salinai, i lavoratori del sale; “Gesù nell’urna” del ceto dei pastai.
A chiudere la rappresentazione sacra è il simulacro dell’Addolorata del ceto degli autisti, cocchieri, albergatori, baristi, camerieri, cuochi, pasticcieri. Il simulacro con la Madre di Cristo, coperta da un manto nero, dal quale affiora il volto in tutto il suo dolore, è preceduto da una processione di donne, anch’esse in segno di lutto, che percorrono l’intero cammino con i loro ceri accesi.
Religione e storia della Sicilia si incontrano nei Misteri di Trapani, dove ogni vara e simulacro portano con sé fede e devozione, sofferenza e dolore, tradizioni di antichi mestieri che rivivono nell’incrocio di sguardi di chi anima il corteo e di chi all’evento assiste.
Per le strade in cui passa la processione si può immaginare il fedele o il semplice spettatore che ferma il tempo e consegna con uno sguardo alle sacre statue i propri affanni, le proprie speranze. Così, di ora in ora, a Trapani si rivive da quattrocento anni il dolore, si partecipa alla sofferenza, si chiede una grazia nella gioia della vittoria sulla morte.
La ricostruzione della Via Crucis nasce durante la dominazione spagnola ed ha analogie con le celebrazioni andaluse. Fu la Confraternita del Preziosissimo Sangue di Cristo, oggi Confraternita di San Michele Arcangelo, ad affidare la costruzione dei primi gruppi statuari agli artisti trapanesi che tra il XVII e il XVIII secolo realizzarono in legno, tela e colla le scene evangeliche nelle fiorenti botteghe artigiane.
Di pregio gli oggetti che simboleggiano la tragicità del momento, come il cuore in argento trafitto dal pugnale che porta l’Addolorata e l’aureola d’oro del Cristo.
I gruppi sacri furono concessi dalla Confraternita di San Michele Arcangelo con atti notarili alle maestranze locali, con l’impegno di curarne la conservazione e l’uscita in processione. Il più antico atto di concessione risale al 1612. Negli anni le statue sono state restaurate; alcune sono state ricostruite dopo i danneggiamenti della seconda guerra mondiale, ma tutte hanno il fascino di un racconto che è la Storia delle storie.
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