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Marsala, un paese di … vino
La notorietà di Marsala si divide tra lo sbarco dei Mille di Garibaldi ed il celebre vino, brand più acclamato della città, scoperto nel 1773 da John Woodhouse ed esportato nel mondo
di Lillo Miceli
E’ conosciuta come la città dello sbarco dei Mille, Marsala, “Marsh Allah”, Porto di Dio. Ma le sue origini affondano nella storia. Fondata a Capo Lilibeo dai cartaginesi, fu conquistata dai romani nel 241 a. c. quando vinsero la decisiva battaglia della Prima guerra punica. La storia di Marsala è entrata a pieno titolo in quella più vasta dell’Impero Romano allorché, in questo estremo lembo di Sicilia, fu inviato Cicerone che sostenne l’accusa contro il governatore Verre, accusato del furto di importanti opere d’arte.
Dal V secolo e fino all’occupazione araba, Lilibeo subì parecchie devastazioni barbariche. Nel XVI secolo fu conquistata dagli spagnoli e fece parte del Regno delle Due Sicilie sotto il dominio dei Borbone, dai quali la liberò Garibaldi, sbarcando a Marsala l’11 maggio del 1860.
Secondo alcune ricostruzioni, Garibaldi, l’Eroe dei Due Mondi, non avrebbe scelto per caso di sbarcare con i suoi vascelli a Marsala. La scelta sarebbe stata dettata dal fatto che da tempo in città si erano stabiliti diversi mercanti di origine inglese. Si racconta che nel 1773, John Woodhouse, di Liverpool, impegnato nel commercio delle ceneri di soda, prima dell’arrivo al porto di Mazara del Vallo, fu costretto da una tempesta a cercare riparo nel porto di Marsala, dove in una delle tante osterie gli fu offerto un ottimo vino, il “perpetuum”, che i produttori locali riservavano per le grandi occasioni. L’ospite inglese rimase affascinato dal gusto di quel vino e pensò che avrebbe potuto risultare gradito ai raffinati palati che frequentavano i salotti di Londra e Liverpool. E fu un successo. Così nacque il “vino Marsala”: tanto buono da indurre l’ammiraglio Nelson ad ordinarne una grossa partita ai Woodhouse. Fu anche l’inizio di una vera e propria rivoluzione dell’agricoltura marsalese. Una storia avvincente che può essere scoperta in loco, visitando le numerose cantine in cui si produce vino. Alcune hanno ormai oltre un secolo di vita. Tradizione e innovazione si coniugano a perfezione.
Un’altra famiglia inglese che ha lasciato tracce indelebili della sua presenza in Sicilia, è stata quella dei Whithaker che, insieme con i Woodhouse e gli Ingham portarono il vino Marsala nel mondo. Il patrimonio dei Whithaker, per volontà della figlia Delia, ultima generazione e senza eredi, fu fatto confluire in un’apposita fondazione che è proprietaria dell’Isola di Mothia e della splendida villa Malfitano, a Palermo. Pure la sede della Prefettura del capoluogo siciliano, in via Cavour, fu costruita dai Whithaker e per anni fu la loro dimora. Giuseppe Whithaker, il capostipite, era un appassionato ornitologo e archeologo.
Anche la famiglia Florio, armatori che per decenni grazie ai loro velieri assicurarono i collegamenti tra la Sicilia e Napoli, crearono una cantina (ora di proprietà di una multinazionale) in cui si produce ancora uno dei vini Marsala più conosciuti: il “Marsala” è stato tra i primi vini siciliani ad ottenere la Denominazione di origine controllata. Ottima la cucina marsalese, a cominciare dal cous cous di pesce.
Una città tutta da scoprire Marsala, ma anche i suoi dintorni riservano paesaggi mozzafiato.
Il centro storico di Marsala è piuttosto piccolo: la città si sviluppa intorno ai due assi viari dell’impianto originario fenicio e poi romano, il cardo e il decumano (oggi via XI Maggio, altrimenti detta il “Cassaro”), che si incrociano al centro della città e collegano i quattro antichi ingressi, due dei quali ancora esistenti: Porta Nuova, ricostruita nel ‘700, e Porta Garibaldi, l’ex Porta di mare, che l’11 maggio 1860 vide il passaggio dei Mille che entravano a Marsala.
Questo quadrilatero, delimitato anticamente da una cinta muraria della quale restano solo due bastioni e un baluardo, racchiude il centro storico, con il cinquecentesco Quartiere spagnolo, che oggi ospita gli uffici del Comune; Palazzo VII Aprile, costruito tra il ‘500 e il ‘600 dove in precedenza si trovava la Loggia dei Pisani, oggi sede del Consiglio Comunale; la Chiesa Madre, con la maestosa facciata barocca, ricostruita, a partire dal 1600, sull’impianto normanno del 1176 e dedicata a San Tommaso di Canterbury; il monastero cinquecentesco di San Pietro, nell’antico quartiere ebraico; il medievale Convento del Carmine e molte altre chiese, conventi, palazzi gentilizi di notevole valore storico, artistico e architettonico, costruiti in gran parte tra il XVI e il XVIII secolo.
Un piccolo edificio adiacente alla Chiesa Madre ospita il Museo degli Arazzi, nel quale è esposta una bellissima sequenza di otto arazzi fiamminghi databili intorno al 1570, che narrano le vicende della guerra romano-giudaica del ’66 d.C.
Negli ultimi 25 anni, il centro storico di Marsala è stato oggetto di un’opera di recupero e valorizzazione che ha restituito alla città gran parte dell’antico splendore e la fruibilità di importanti edifici, come il complesso monumentale San Pietro, divenuto sede del Museo civico e di un centro culturale polivalente, e come il Convento del Carmine che oggi ospita la Pinacoteca comunale. Interventi di restauro hanno permesso di riaprire anche il Regio Teatro comunale, costruito all’inizio dell’800 su iniziativa di alcuni nobili marsalesi. Il teatro, un piccolo gioiello con 300 posti tra platea, palchi e loggione, è stato riaperto nel 1994 ed intitolato al compositore Eliodoro Sollima.
Nel corso degli anni, il mare ha restituito parecchi reperti che testimoniano l’importanza strategica che aveva il mare di Marsala e delle Isole Egadi. Qualche anno fa, dopo una forte mareggiata, dalle viscere della terra emerse una nave punica che, dopo appropriati trattamenti, si può ammirare adesso nel museo archeologico regionale di Marsala, il Baglio Anselmi, che conserva centinaia di importanti reperti che raccontano la storia dell’uomo. Ma a Marsala non poteva mancare neanche un museo dedicato all’epopea garibaldina.
Marsala è facilmente raggiungibile dal porto di Palermo. In poco più di un’ora di auto, in autostrada, si può scoprire un pezzo di Sicilia tra i più belli. Oltre lo Stagnone dove dsi produce ancora il sale marino come nei secoli scorsi, le saline al tramonto, grazie ai raggi del sole, si tingono di rosso, offrendo uno spettacolo unico. Ad un tiro di schioppo, si può visitare l’isola di Mothia, fondata dai fenici, il cui museo conserva la statua del “Giovinetto”, alta un metro e 94 centimetri, che gli studiosi fanno risalire al IV a. c. e probabilmente sarebbe stato salvato dal saccheggio effettuato dai cartaginesi a Selinunte.