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Il risveglio di Norcia
di Maurizio Di Fazio
Ci si andava per le delizie gastronomiche e per ragioni religiose, naturalistiche, culturali: per ritemprarsi lo spirito, o il palato. Grandi club calcistici la eleggevano a proprio ritiro estivo. Il terremoto del 30 ottobre del 2016 ha scalfito il suo splendore, ma la ricostruzione comincia a dare i suoi frutti: merito anche della solidarietà di tanti, che non conosce pause. Quest’estate, per esempio, vi è passata la «Lunga Marcia nelle terre mutate», un progetto di ricostruzione sociale e psicologica in questi posti lacerati del centro Italia. Una scossa di energia positiva dopo quella esiziale del ventre della terra. Norcia rinasce, e lo fa cercando di cavalcare il suo cavallo più bello: il turismo. I nursini sono gente indomita, la loro città è un concetto universale, che trascende i singoli monumenti e problemi del momento.
Nell’antichità chiamata Nursia, a due passi dal Parco nazionale dei Monti Sibillini, Norcia è in Umbria, nel cuore della Valnerina, a 600 metri d’altitudine. Fiorì già in epoca sabina, prima di diventare un importante municipio romano. È la terra natale di San Benedetto, il patrono d’Europa, per comodità riassunto nel motto «Ora et labora» (prega e lavora). Ma l’ordine dei benedettini fu molto altro ancora: rischiarò con la sua azione, «con la croce, il libro e l’aratro», le tenebre di superstizione e barbarie in cui stava precipitando il mondo dopo il crollo dell’impero romano.
Facilmente raggiungibile da Roma e dalle Marche, ad appena 57 km da Ascoli Piceno, il simbolo di Norcia è la statua dedicata al santo patrono che condivide con l’intero Vecchio Continente. Sulla piazza centrale si susseguono edifici nobili e cantieri avviati o in predicato d’esserlo: la Basilica di San Benedetto, risalente al 1200 e purtroppo sbriciolata dal sisma; il Palazzo comunale, di genesi trecentesca e gravemente danneggiato e inagibile (ma sono iniziati i lavori); la Castellina, ex residenza fortificata dei governatori apostolici, e la Concattedrale di Santa Maria Argentea, anch’essi pesantemente danneggiati. Gli abitanti sono dispersi nei villaggi Sae (soluzioni abitative d’emergenza), ma non appena possono tornano nel centro storico: inaugurato, allo scopo, un servizio navetta gratuito.
A Norcia i prodotti classici della montagna rivestono un ruolo nevralgico. Sapori genuini e senza tempo. Dal formaggio alla lenticchia, dal tartufo nero al prosciutto, e poi i salami, che alimentano il blasone internazionale della Norcineria. Degna di nota la tradizione dell’artigianato del ferro battuto e del legno massello. Non mancano gli eventi di prestigio: ad agosto il maestro Riccardo Muti ha tenuto un concerto in piena Piazza San Benedetto, e a dicembre il Natale viene anticipato dai Faoni, o «Festa delle campane»: tutta la città e le frazioni vicine (sormontate da castelli che meritano una visita) ardono alla luce di mastodontiche pire di ginepro accese, falò suggestivi e secolari corredati da stornelli e organetti in allegria, e da fiumi di vin brulé. L’antefatto mistico risale al 1291, ed è una storia di angeli e della Casa della Vergine Maria liberata dalla Palestina, sotto scacco degli infedeli, per essere traslata a Loreto.
Quasi completamente rasa al suolo dal sisma, nella vicina Castelluccio di Norcia, con i suoi 1452 metri di altezza tra i centri abitati più elevati dell’Appennino, va in scena, a cavallo tra giugno e luglio, la celebre e meravigliosa «Fioritura di Castelluccio». Un tripudio di colori fantasmagorici spezza le tinte uniformi del pascolo: esplodono, lungo il Pian Grande e il Pian Perduto, le violette, i narcisi, i papaveri, le genzianelle, gli asfodeli, i trifogli e ulteriori spettacolari specie floreali. Inoltre Castelluccio è il proscenio naturale per la migliore scuola di volo libero d’Europa, con deltaplano e parapendio, e un po’ tutta l’area si presta agli sport: quelli invernali (sorge nel comprensorio nursino la stazione sciistica di Forca Canapine, l’unica in Umbria), la pesca sportiva, il rafting, con partenza dallo stretto di Biselli, sul fiume Corno.
Questo segmento umbro è poi ricco di percorsi ed escursioni a piedi, in mountain bike, montando un mulo o un cavallo: verso le pareti rocciose del Monte Vettore, il lago di Pialato, la grotta della Sibilla. Da Norcia si dipana il Cammino di San Benedetto, un itinerario di 100 chilometri amatissimo dai pellegrini che approda a Cassino, nella valle del Liri. 16 tappe, un viaggio nei luoghi benedettini attraverso valli, sentieri e strade a bassa intensità di traffico.
Il borgo medievale di Campi (a 11 km da Norcia) è stato quello maggiormente martoriato dal terremoto del 30 ottobre del 2016. Ma il presidente della Pro Loco, Roberto Sbriccoli, non s’è perso d’animo, anzi ha concepito un progetto di rinascita. «Back to Campi»: un villaggio turistico, in legno, per gli amanti del campeggio. Finanziato da generose donazioni private. Con piscina e barbecue. E bungalow già tutti realizzati. Ora et labora, per rilanciare il turismo. San Benedetto apprezzerebbe.