Un mare di idee per il tuo viaggio
Nel «mare» della vita a … stile libero
Intervista a Massimo Giletti
di Maria Concetta Mattei
Incontro Massimo Giletti all’Auditorium Parco della Musica, a Roma.
Al suo arrivo, tutti lo riconoscono, nonostante il look decisamente casual: t-shirt coloratissima, jeans da motociclista, casco in spalla.
La guardia al cancello lo saluta con deferenza, le donne non gli staccano gli occhi di dosso.
L’anagrafe dice 55 anni, ma l’aria è sempre quella del ragazzo di buona famiglia un po’ ribelle. Infatti nessuno/a è riuscito/a mai a mettergli le briglie…
Gli occhi gli sorridono, anche mentre mi dice…
Rispondo a tutto, ma non parliamo dell’Arena, trasmissione chiusa dall’azienda Rai. Ora sono a La7 e parto con un altro progetto, una nuova avventura e tanti stimoli. Mi tuffo in una diversa Arena. Stop.
Prometto: niente domande sulla Rai. Piuttosto, qual è il tuo rapporto con la natura?
Sono un piemontese che ama molto la montagna, mi piace camminare in mezzo ai boschi e respirare il profumo degli alberi specie dopo la pioggia, quando è più intenso, quasi inebriante … però non c’è nulla come il mare che riesca a regalarmi SERENITA’.
Il mare è uno sguardo verso l’infinito. La linea sul suo orizzonte rappresenta un po’ la sfida della mia vita: andare lì e poi ancora oltre. Per scoprire cosa c’è.
Sono sempre stato uno che cerca.
Anche nel lavoro non ti fermi mai. Vieni da una riunione, fra poco ne avrai un’altra…
È vero. Faccio quello che mi piace, sempre con passione. Il successo che dura nel tempo è frutto della credibilità, della libertà intellettuale, dell’essere super partes, quindi lontano dalle ideologie.
Essere riconosciuti e apprezzati è sempre gratificante o può diventare faticoso?
Pesante mai, perché il nostro lavoro è rivolto e dedicato esclusivamente al pubblico, che è la fonte e il destinatario del nostro impegno. Proprio per questo è fondamentale mantenere un rapporto costante con chi ci segue. L’affetto di quelle persone è la vera ricompensa per ciò che facciamo.
Ma non sei nato né giornalista né conduttore. Hai sperimentato ben altri mestieri …
Prima della TV ho fatto tante altre esperienze, anche molto diverse. Sono stato assistente universitario in Inghilterra, ho lavorato per qualche tempo nell’azienda tessile di mio padre Emilio, ho persino fatto il mozzo su una nave cargo…
Ma quando, con chi?
Subito dopo la maturità, a 18 anni, con il mio amico e compagno di liceo, Giancarlo Salier de la Tour. Ci siamo imbarcati a Genova e siamo arrivati in Brasile. E poi da lì abbiamo girato il Sud America, con i soldi guadagnati col nostro lavoro, non quelli di papà. Purtroppo siamo arrivati nella stagione sbagliata, perché li era inverno…
È vero che sei un grande nuotatore … stile libero?
Stile libero, in acqua, come nella vita! Sono nuotatore e uomo di resistenza. Non mi spaventa la fatica. Forgia anche mentalmente e aiuta a superare le avversità. Faccio sport con regolarità tutto l’anno. Ho imparato a ritagliarmi uno spazio solo per me, di almeno un’ora ogni giorno.
Per scaricare la tensione, leggere un libro, passeggiare nel verde di un parco. Per riflettere.
Hai un posto speciale per le tue vacanze ?
Sì, è un’isola segreta, piccolissima, nel Mediterraneo. Me l’ha fatta conoscere la mia grande amica Ada. Da lì poi mi spingo dove l’acqua è più profonda e il blu più intenso. Dove puoi osservare i delfini. Dove capisci che il mare è gioia. E’ condivisione, non conflitto. Uno spazio di incontro, anche con se stessi, di fronte all’infinito.
Il mare non ti ha mai fatto paura?
Certo, quando mi tuffo molto lontano, al largo, provo anche una sensazione di timore. Ma è giusto, perché paura e coraggio convivono. Bisogna avere entrambi per affrontare con consapevolezza la vita. Io diffido delle persone che non hanno paura.
Hai sempre scelto i tuoi collaboratori, che ormai da anni sono la tua squadra. Con che criterio li arruoli?
Devono essere pronti a rischiare, come me, con sentimento e abnegazione. Chiedo loro di spingersi ogni giorno oltre, per offrire un prodotto sempre migliore. Sono razionale, quindi scelgo in base alle competenze, ma l’ultima parola la dice il cuore.
Quando ti rilassi? Come?
Amo la vita e stare con gli altri. Ma so anche isolarmi. Ho imparato a osservare, ad allargare il mio sguardo verso l’infinito. E mi piace ascoltare. Viviamo in un mondo di narcisisti, nella cultura del selfie. Saper ascoltare è la cosa più bella.
E se potessi scegliere una città per la tua vacanza?
Istanbul, città fantastica, ponte fra Oriente e Occidente, crocevia di culture.
Una città multi-etnica piena di fascino.
Alla famiglia Grimaldi sei molto legato, anche per ragioni di famiglia …
Infatti, mia nonna Bianca Maria Belia in Giletti era presidentessa della Fondazione Opera San Vincenzo in Piemonte ed era in contatto con la mamma di Gianluca e Manuel Grimaldi, donna Paola, anche lei impegnata nel sociale per promuovere azioni caritatevoli.
Da allora siamo sempre rimasti in contatto. Ammiro il loro successo imprenditoriale e la capacità di lavorare in totale armonia. Vedo e sento di tanti fratelli che entrano in competizione, si fanno la guerra. Loro, invece, così diversi sia fisicamente che caratterialmente, si compensano perfettamente. Pensa, hanno la scrivania nella stessa stanza, uno di fianco all’altro, e insieme gestiscono ogni aspetto aziendale. Certo, assieme a tanti collaboratori, con profili differenti, di ogni provenienza, ma sempre senza steccati e con la medesima franchezza.
Ma tu sei di fede juventina, loro tifano Napoli. Avete mai litigato per ragioni calcistiche?
I Grimaldi sono visceralmente tifosi del Napoli! Fra il resto Gianluca è stato un ottimo giocatore, gran centravanti. Ma adesso che Higuain è nostro, non ce n’è più per nessuno. La Juve vince. Sempre. E non affondiamo il coltello nella piaga.
D’accordo. Allora vengo all’ultimo tema: hai moderato un’assemblea di Confitarma che è la confederazione degli armatori italiani, approfondendo la conoscenza del settore
Un’eccellenza del Made in Italy di cui non si parla molto, ma garantisce un numero crescente di posti di lavoro e incide positivamente sul nostro Pil, nonostante una burocrazia pesante, che frena la crescita del comparto.
Eppure il settore vola, tanto che gli armatori italiani stanno comprando compagnie straniere. Del resto, non siamo forse un popolo di santi, poeti e navigatori?