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Il cammino ignaziano, un sentiero al contrario
Il pellegrinaggio dura 30 giorni ed è diviso in 27 tappe. Parte dalla casa dove nacque Iñigo, ad Azpetia (Guipuzcoa), ed arriva a Manresa (Barcellona)
di Rossend Domenech
Seicentoquarantasette chilometri controcorrente. In tutti i sensi. Perché se i pellegrini del più famoso Cammino di Santiago vanno verso Ovest, quelli del Cammino Ignaziano avanzano verso il sud, incrociandosi durante il percorso, con loro come se avessero sbagliato direzione.
Se il primo è congestionato di viandanti, trasporti, ostelli e fermate lungo il cammino, il secondo è solo agli inizi. Se in quello che va dai Pirenei baschi a Santiago de Compostela predomina ormai l’aspetto turistico e commerciale rispetto all’originario significato spirituale del pellegrinaggio, quello di Ignazio mantiene ancora le sue caratteristiche autentiche.
Ne siamo quasi certi, un giorno questo cammino entrerà probabilmente nelle mappe degli «itinerari» europei, come a partire dal Medio Evo furono inseriti la Via Lattea, la Via Francigena, il Cammino di Santiago e altre diverse deviazioni secondarie.
Allora funzionavano come “autostrade” ante litteram attraverso le quali circolavano non solo la spiritualità ma anche le idee, le professioni, la conoscenza, la modernizzazione stessa dell’Europa. La nuova via ignaziana, per ora “slow”, molto “slow”, va controcorrente rispetto al “fast” contemporaneo, alla fretta e a quella indigesta velocità delle comunicazioni moderne, che stanno rivoluzionando per sempre la tecnologia, l’alimentazione, l’insegnamento, il lavoro, l’organizzazione sociale e le persone stesse.
Il Cammino Ignaziano “segue” le tracce di Iñigo López de Loyola, un nobile basco che nel suo peregrinare un giorno si imbattè in Dio e l’incontro cambiò la sua vita.
Il suo sentiero scorre dalla regione dei Paesi Baschi fino alla Catalogna, passando per La Rioja, Navarra e Aragona. Nel percorso si fondono montagne, silenzi, paesi sconosciuti, città famose e deserti sorprendenti, che costituiscono un’alternativa al turismo di massa.
Il Cammino è stato concepito nel 2010 e inaugurato nel 2013. L’obiettivo è raggiungere i 100.000 pellegrini nel 2020, in occasione dei 500 anni dell’arrivo di Iñigo alla fine del tragitto. Iñigo, non a caso, fu il fondatore dei Gesuiti, un ordine religioso che nella sua storia si è distinto con frequenza per andare controcorrente, fino al punto di essere espulso da numerosi paesi.
Come quando si dedicarono a conservare le culture degli indigeni mentre gli spagnoli le distruggevano duranta la Conquista delle Americhe, o quando tentarono di armonizzare, per quanto possibile, il Cristianesimo con le idee di sinistra di stampo marxista negli anni in cui le dittature militari dominavano l’America Latina. O ancora prima, quando cominciarono a “tradurre” il Cristianesimo nel linguaggio confuciano, la religione dei cinesi, affinché fosse compreso. O mentre cercano oggi un accordo tra coloro che pensano che la creazione del mondo arrivò attraverso l’evoluzione della specie e coloro che la attribuiscono a un Dio. Tutto questo, ma anche tanto altro, caratterizza lo spirito e il modus vivendi dei Gesuisti.
Manresa e il monastero di Montserrat – roccaforte della storia e della lingua catalane in alcuni momenti difficili della storia – per Iñigo furono un finale del viaggio. Un periplo che dopo si sarebbe prolungato in nave fino a Roma e da lì a Venezia, per poi imbarcarsi di nuovo verso Gerusalemme e tornare per mare a Roma, dove morì. «Le navi come mezzo di trasporto furono particolarmente presenti nella sua vita e nel suo peregrinare», spiegano i responsabili del Cammino.
La nuova Via parte dalla casa dove nacque Iñigo, ad Azpetia (Guipuzcoa), ed arriva fino a Manresa (Barcellona), località nella quale rimase più di un mese a causa della peste e dove scrisse i famosi Esercizi Spirituali. Testi originali simili si conservano nella cosiddetta Cava di sant’Ignacio, un piccolo sito di Montserrat, un sito dove entrano circa 40 persone, scavato naturalmente. Nel 2013 il complesso Marusionica celebrò lì dentro un concerto di musica elettronica, circostanza leggermente controcorrente che gli organizzatori del Cammino hanno spiegato così: «Ci siamo resi conto che dovevamo costruire un ponte verso nuove forme di spiritualità».
Gli Esercizi di Sant’Ignacio sono una specie di ginnastica interiore, che agli occhi di un laico possono evocare echi di yoga, ayurvedam buddismo e altre pratiche ascetiche importate da Oriente. Durano 30 giorni, approssimativamente gli stessi per percorrere il Cammino, che ufficialmente è diviso in 27 tappe, indicate con cartelli arancioni. In bici si impiegano più o meno 10 giorni.
Cominciando il Cammino al contrario e volendo realizzare solo qualcuna delle sue tappe, da Barcellona c’è un treno (fermata di Plaça d’Espanya) che ogni 20 minuti porta a Monistrol, dove un altro treno di raccordo sale fino al santuario. La stessa cosa dalla stazione di Barcellona. I Ferrocarriles de la Generalitat de Catalunya (FGC) viaggiano fino a Manresa. La Cava si trova a 5 minuti dalla stazione di Manresa-Viladordis.
Si può anche raggiungere con i treni della compagnia di bandiera (Renfe) dalla centrale Plaça de Catalunya a Barcellona.
José Luís Iriberri, responsabile del Cammino, spiega che “i pellegrini si mettono in marcia spinti dalla curiosità e dalla voglia di trovare cose nuove, diverse. E non gli basta arrivare alla fine del percorso, quello che cercano non è qualcosa di materiale ma il perdono e la riconciliazione, un nuovo orientamento o destino della loro vita, confermare qualche decisione presa, prendere le distanze da qualcuno o qualcosa, scoprire o lavorare sulla propria personalità, fissare obiettivi personali…». Un’attività controcorrente nello svolazzante e disinvolto mondo moderno.