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Il Karrasegare a Bosa: uno dei Carnevali più belli in Sardegna
Le origini del Carnevale affondano le radici nella lontana epoca romana, quando andavano in scena i Saturnali, feste durante le quali ogni differenza sociale si annullava per un giorno e tutti, schiavi, liberti e nobili, si lasciavano andare a banchetti, danze e scherzi.
L’essenza del Carnevale non è mai cambiata e ancora oggi è il momento più licenzioso dell’anno, con grandiose feste organizzate in piccoli centri e grandi città, legate a tradizioni, storia e folklore locale. La Sardegna non fa certamente eccezione, ospitando sul suo spettacolare e selvaggio territorio due famosissime feste carnevalesche: quella di Mamoiada dove i protagonisti sono i Mamuthones con i loro campanacci e nere pellicce di pecora e gli Issohadores con in mano il lazo, ma soprattutto quello di Bosa, considerato il più antico Carnevale della Sardegna. Quello che si volge nella bellissima cittadina della provincia di Oristano è un evento originalissimo, estremamente teatrale e un po’ folle, come deve essere ogni Carnevale che si rispetti.
Il Karrasegare di Bosa
La cittadina di Bosa si trova nella Sardegna nord-occidentale e si affaccia sul fiume Temo, con le casupole colorate dei pescatori che ne popolano le sponde e il castello medioevale dei Malaspina a dominarlo dall’alto del colle Serravalle. È questo il contesto nel quale si inserisce il divertentissimo Carnevale di Bosa, noto anche come Karrasegare, che inizia il 16 gennaio per concludersi il 17 febbraio. Per raggiungere questo idilliaco angolo di Sardegna e partecipare ai bagordi di questo evento è possibile salire a bordo di un traghetto per la Sardegna della compagnia navale Grimaldi Lines: si tratta di un mezzo altamente tecnologico e moderno, sicuro e ricco di ogni comfort, che rende il viaggio di bambini e adulti piacevole e molto confortevole. Il porto di attracco più vicino a Bosa è quello di Porto Torres, distante dal borgo poco più di 113 km.
Karrasegare è la parola dialettale sarda usata per soprannominare il Carnevale, che inizia di fatto con l’accensione dei caratteristici falò di Sant’Antonio nei pressi del fiume Temo (in passato la festa iniziava ancor prima, ovvero subito dopo Capodanno).
Libertà e svago sono le parole d’ordine del Karrasegare di Bosa, che si svolge in due fasi, la prima della quale è la Laldaggiolu e precede il martedì grasso.
Tutto, dunque, inizia con la richiesta di offerte, sia soldi che vettovaglie varie, per finanziare e organizzare il prossimo cenone di Carnevale. I figuranti, con l’aiuto delle divertite e vivaci scolaresche, fanno la questua raccontando aneddoti divertenti e decisamente maliziosi su vicini e compaesani.
Il giovedì grasso è il momento in cui i carri allegorici e i gruppi in maschera sfilano per le vie di Bosa cantando e danzando, mentre il sabato seguente si organizza la Festa delle Cantine, con tanto di degustazione di vini e prodotti tipici: non mancheranno bicchieri di Malvasia, il tipico pane locale bistokku, le frittelle a girella sas frisciolas longas, i ravioli ripieni di mandorle Sos Culurzones de mendula e il tonno alla bosana.
Uno degli eventi clou del Carnevale di Bosa si svolge la domenica dopo e si tratta di una sfilata e di una combattiva gara tra storiche barche a remi sulle acque del fiume Temo.
La seconda parte del Karrasegare di Bosa inizia con il martedì grasso, in Corso Vittorio Emanuele, nel cuore del centro storico del borgo sardo, che si popola di Sas Attitadoras: si tratta di uomini travestiti da donne vedove, con tanto di corsetto, gonna lunga e scialle frangiato di color nero. Anche il loro volto è annerito, tramite l’utilizzo di cenere ricavata dal sughero bruciato.
Ebbene i caotici Sas Attitadoras attirano l’attenzione della folla con i loro inni funebri, fintamente lamentosi e decisamente scherzosi, mentre in braccio portano fantocci e bambolotti mutilati nelle parti più improbabili. La tradizione racconta che queste donne, nella notte che precede il martedì grasso, avrebbero abbandonato i loro figli per lasciarsi andare ai bagordi carnevaleschi. I Sas Attitadoras vanno in giro chiedendo ai passanti un po’ di latte per i loro figli, ma sempre in un’atmosfera assai goliardica, alimentata ulteriormente da qualche bicchiere di Malvasia.
Arriva il momento dei banchetti all’ora di pranzo, a cui vengono invitati gli stessi visitatori, ai quali viene offerto del lardo di maiale.
Sul fare della sera del martedì grasso, le vie di Bosa sono attraversate dalle anime del Carnevale che è prossimo a terminare: i figuranti incappucciati, dal volto sempre annerito, indossano vesti bianche e, con in mano una lanterna o una candela, si mettono alla ricerca di Giolzi Moro, che è la maschera del Karrasegare. Una volta trovato, inizia il rogo di questo pupazzo, evento che mette fine a uno dei carnevali più divertenti di tutta Italia.
Cosa vedere a Bosa
Il Karrasegare di Bosa è un’opportunità imperdibile per godersi una delle feste carnevalesche più antiche d’Italia, ma anche per scoprire questo incantevole borgo che, secondo la leggenda, è stato fondato dalla fanciulla Calmedia, rimasta letteralmente affascinata dalla Valle del Temo.
Il simbolo di Bosa è senza dubbio il Castello dei Malaspina costruito in cima al colle Serravalle: la scenografica fortezza risale al 1122 ed è raggiungibile attraverso una ripida scalinata. Una leggenda ammanta la storia del Castello e narra di un marchese talmente geloso di sua moglie, da costruire un passaggio sotterraneo per permettere alla donna di recarsi in cattedrale senza essere vista da languidi sguardi. Un giorno però, in preda della follia, accusò la moglie di adulterio e le tagliò le dita, mettendole in un fazzoletto. Qualche ora dopo il marchese dimenticò l’accaduto e, davanti agli amici, tirò fuori il fazzoletto rivelando così il misfatto. Si narra che le dita della marchesa si siano pietrificate e siano rimaste ancora all’interno del castello.
La piccolissima Chiesa di Nostra Signora di Sos Regnos Altos fa parte del castello e conserva all’interno affreschi risalenti al XIV-XV secolo.
Un altro luogo iconico di Bosa è senza dubbio il ponte sul fiume Temo, costruito nel XIX secolo in pietra: collega la parte nuova di Bosa (Sa Piatta), ricca di eleganti palazzi del ‘700 come Casa Deriu e il Palazzo di Don Carlos, con la zona più antica chiamata Sa Costa. Quest’ultima ha un aspetto a dir poco pittoresco, con i balconi in ferro battuto, le strade acciottolate e le case colorate.
Dal Ponte Vecchio si possono scorgere le antiche concerie sul lungofiume, tra le quali si cela il Museo delle Conce dedicato all’antichissima lavorazione delle pelli.
Da non perdere poi una visita alla Cattedrale dell’Immacolata Concezione costruita in stile barocco-neoclassico, riconoscibile dal campanile in rossa arenaria e la bella cupola maiolicata, ma anche alla Chiesa di San Pietro risalente al XII secolo, all’interno della quale si trovano un retablo baroccheggiante e un crocifisso ligneo realizzato nel XV secolo.
Decidere di raggiungere la Sardegna a bordo di una nave Grimaldi Lines significa godersi un viaggio piacevolissimo, durante il quale sarà davvero difficile annoiarsi. A bordo infatti sono presenti servizi di qualità come area spa e fitness, piscina e solarium, zona shopping e aree ristoro dove degustare la tipica cucina mediterranea.
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