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Valldemossa, un piacere per i sensi
Valldemossa è un vero e proprio piacere per i sensi. Basta arrivare sul posto per accorgersene immediatamente. Il centro storico, libero dalle auto e caratterizzato da stretti e ripidi vicoli acciottolati, conta una popolazione di un migliaio di abitanti, e vicino alle porte d’ingresso di praticamente tutte le case si notano le ceramiche votive testimonianza della devozione alla santa locale nata proprio qui, Santa Catalina Thomàs, una pia monaca di clausura del XVI secolo, spesso paragonata a Santa Teresa di Gesù per la sua profonda spiritualità.
Per prima cosa, vale la pena fare una sosta in una delle pasticcerie che si incontrano lungo la strada. Ca’n Molinas è il locale più emblematico dove poter assaggiare la buonissima “coca de patata”, una brioche preparata secondo una ricetta segreta da accompagnare rigorosamente con una tazza di cioccolata calda in inverno o con una granita di mandorle in estate.
Poco più avanti troviamo la Certosa di Valldemossa, la Cartoixa, il cui imponente campanile, su cui tra l’altro si può salire, è visibile già da lontano. La Cartoixa antica occupa le stanze del palazzo che il Re Jaume II di Maiorca fece erigere per il figlio Sancho nel XIV secolo, entrambi innamorati del paesaggio e del bel clima di Valldemossa. In epoca più moderna vedono la luce nuove costruzioni per ospitare il brulicante complesso dei Certosini.
All’esterno si trovano due dei gioielli di Valldemossa. Di fronte alla facciata principale del Palazzo Reale di Sancho, oltrepassando l’arco in pietra dell’ingresso, si raggiunge un piccolo belvedere da cui si può ammirare la parte del villaggio che circonda la chiesa parrocchiale di Sant Bartomeu, i campi, gli oliveti, le cime ricoperte di pini e lecci che proteggono Valldemossa e la piccola fenditura nella montagna attraverso la quale si possono scorgere il mare e il capoluogo dell’isola: Palma di Maiorca. È impossibile non rimanere incantati dalla magia di questo luogo.
Sul lato opposto si trovano i giardini della Cartoixa, uno spazio romantico aperto al pubblico circondato da cipressi monumentali che in estate regalano una fitta ombra, con fontane, alberi di tasso e cespugli di rose, e con sentieri acciottolati che lo attraversano per intero, come a creare una sorta di labirinto.
Tornando indietro di qualche passo si può accedere e visitare la Cartoixa, oggi diventata un museo. Entrarci significa fare un viaggio attraverso l’arte, la tradizione, la storia e la religione. Durante la visita ci si può sentire, per un attimo, come un re medievale nelle sale del palazzo, o come un devoto certosino, in alcune stanze del convento. Non è difficile immaginarsi come poteva essere un tempo: l’attività frenetica della farmacia e il trambusto della cucina, o ancora il silenzio e la concentrazione della grande biblioteca.
Nel 1835, a seguito della confisca di Mendizábal che comportò l’esclaustrazione dei monaci certosini, il governo spagnolo vendette la Certosa di Valldemossa a delle istituzioni private che l’hanno utilizzata da allora per accogliere nelle proprie celle gli ospiti più illustri.
I visitatori che più di tutti hanno lasciato il segno sono il compositore polacco Frédérick Chopin e la scrittrice francese Aurore Dupin (George Sand), che soggiornarono in una delle celle durante il freddo inverno del 1838-1839. Soffrendo di tubercolosi, il musicista cercava un clima favorevole alla sua guarigione, ma le terribili condizioni in cui versava la Cartoixa, la durezza di quell’inverno e la mentalità chiusa degli abitanti di Valldemossa non lasciarono un ricordo piacevole nella coppia di intellettuali.
L’opera “Un inverno a Maiorca”, scritta da George Sand, testimonia lo scandalo che la coppia suscitò in quel piccolo villaggio nascosto in quest’isola del Mediterraneo. Anche da alcune opere di Chopin, come la famosa “La goccia d’acqua”, trapelano le difficoltà vissute dai due durante lo spiacevole soggiorno.
Ciononostante, ancora oggi, ogni sera, la Cartoixa ospita un breve concerto di alcune opere pianistiche di Chopin, la cella dove soggiornarono è la più visitata del complesso e “Un inverno a Maiorca” viene costantemente ristampato e tradotto in molte lingue.
Gli abitanti di Valldemossa lottano per mantenere in piedi il settore primario. Non solo l’agricoltura dà lavoro e garantisce prodotti di alta qualità a chilometro zero, ma contribuisce anche a mantenere le montagne in buone condizioni, a prevenire i temuti incendi boschivi e a preservare le migliaia di terrazzamenti costruiti semplicemente con pietre, senza alcun tipo di malta, che sostengono la terra e sono parte del paesaggio modellato dall’uomo per secoli.
È anche possibile visitare alcune delle grandi fincas della zona. Son Moragues, all’uscita di Valldemossa verso Sóller, è una di queste.
Le porte dell’azienda agricola sono aperte ai visitatori per assaggiare olive, olio d’oliva vergine e una gustosa varietà di pomodoro che si trova solo a Valldemossa.
Proseguendo lungo la stessa strada, si raggiunge Miramar, un’enclave molto particolare con viste privilegiate sul Mediterraneo, dove il monaco e filosofo Raimondo Lullo fondò un monastero per l’insegnamento della lingua araba, affinché i missionari potessero diffondere la religione cristiana anche in Nord Africa. Correva il tredicesimo secolo.
L’arciduca Luigi Salvatore d’Asburgo-Lorena, cugino dell’imperatrice Sissi, scoprì questo luogo nel 1872 e lo fece ristrutturare. Dedicò gran parte della sua vita ad acquisire sempre più terreni e a costruire sentieri e punti panoramici in tutta l’area, un vero piacere per gli occhi degli escursionisti e da cui, ancora oggi, trarne beneficio.
Valldemossa si trova infatti in un luogo privilegiato per le escursioni. Dal centro abitato partono innumerevoli percorsi, di differente difficoltà, sentieri che si inoltrano nei boschi, o si arrampicano verso le vette per poter contemplare sia il mare che la Sierra de Tramuntana da prospettive uniche e ogni giorno diverse.
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