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Isole, gioielli nelle Bocche di Bonifacio
La Maddalena, Caprera, Spargi, Budelli, Razzoli le più famose, in tutto sono 62 e raccontano la storia della grande isola. A Caprera le spoglie di Garibaldi
di Caterina De Roberto
Storie di eroi e di contrabbandieri, di gente di mare e di cinema, di velisti scafati e grandi ufficiali: molte rotte si sono incrociate nelle isole gioiello incastonate nelle Bocche di Bonifacio, lo stretto che divide la Sardegna dalla Corsica, dominate dal vento che ha modellato ogni roccia e ogni arbusto e che regala al mare un colore e una trasparenza ineguagliabile. L’arcipelago maddalenino è uno straordinario patrimonio naturale ma è stato anche crocevia della grande storia. La città che sorge nell’isola madre, La Maddalena, che quest’anno festeggia i 250 anni dalla fondazione, nei tempi del massimo splendore veniva orgogliosamente definita “la piccola Parigi”, in parte per l’eleganza della cittadina, importante presidio della Marina militare, ma soprattutto perché – grazie alla sua strategica posizione – da questa piccola isola sono passati alcuni tra i principali protagonisti della storia dell’Ottocento e del Novecento.
Il dialogo incessante tra storia e ambiente naturale, nelle isole è la “cifra” dell’arcipelago, quello che lo rende una meta di viaggio unica. Sono 62 le isole e isolette tutelate dal Parco nazionale che si estende tra terra e mare su circa ventimila ettari. La Maddalena, che conta circa 13.000 residenti, è l’unica abitata (se si eccettua il borgo di Stagnali a Caprera), le altre isole principali sono Caprera, Spargi, Budelli (dove si trova la celebre spiaggia rosa), Razzoli, Santa Maria e le tre più meridionali, proprio di fronte alla Costa Smeralda, Nibani, Mortorio, Soffi. La Maddalena e Caprera (unite da un ponte) sono le uniche raggiungibili in auto, con i traghetti di linea in partenza da Palau, le altre solo via mare e in alcune di esse, per ragioni di tutela ambientale, è vietato l’approdo.
Bella e impossibile: si può ammirare solo da lontano la Spiaggia rosa, Cala di Roto, immortalata da Michelangelo Antonioni nel suo “Deserto Rosso”. Il particolarissimo colore è provocato da un piccolo protozoo ma l’ancoraggio selvaggio e i frequenti furti di sacchetti di sabbia – souvenir per incauti turisti – stavano mettendo a rischio la particolarità di uno degli arenili più celebri del Mediterraneo. Vent’anni dopo, gli effetti benefici del blocco sono visibili ad occhio nudo nel museo mineralogico di Stagnali dove sono esposti i campioni di sabbia della spiaggia rosa che sta riprendendo lentamente la sua inimitabile colorazione. Grazie ai tour con le barche da turismo è possibile invece visitare diverse altre spiagge di incomparabile bellezza, tra le più celebri Cala Coticcio e la spiaggia del Relitto a Caprera (raggiungibili a piedi), Cala Corsara e Cala Granara a Spargi.
Quando 250 anni fa, il 14 ottobre del 1767 è sbarcata la spedizione sabauda che ha preso possesso dell’isola, a La Maddalena c’erano 185 abitanti, in gran parte pastori di capre provenienti dalla vicina Bonifacio. Ma nelle acque dell’arcipelago ci sono tracce di una frequentazione molto antica, testimoniata dai preziosi reperti subacquei esposti nel museo archeologico navale Nino Lamboglia. La Maddalena città nasce in epoca sabauda e diventa subito un importante presidio militare. Nel palazzo comunale, su un piccolo basamento, è ancora conservata una delle palle di cannone che Napoleone Bonaparte sparava dall’isola di Santo Stefano. L’eroe della resistenza locale è il nocchiero Domenico Millelire che costrinse il futuro imperatore di Francia alla ritirata. Più pacifico il souvenir di Oratio Nelson che – inascoltato – considerava l’isola sarda più strategica di Malta: donò due candelabri d’argento tuttora custoditi nella parrocchia di Santa Maria Maddalena. Tra tanti condottieri, è passato da queste parti anche l’uomo simbolo del pensiero anarchico: Michail Bakunin fu ospite di Garibaldi nel 1864 a Caprera definita «una vera repubblica democratica e sociale».
Nell’isola patria dell’Eroe, c’è il museo sardo più visitato, la casa di Giuseppe Garibaldi, a cui si è recentemente affiancato il Memoriale garibaldino, moderna esposizione ospitata nello splendido forte di Arbuticci. Garibaldi approdò per la prima volta a Caprera, da esule, nel 1849, e vi si stabilì definitivamente nel 1857 dopo aver acquistato la vecchia casa di un pastore e un appezzamento di terreno dove mise in piedi una fiorente azienda agricola, circondato da una piccola comunità di amici, pastori e mezzadri. L’isola, prima e dopo la spedizione dei Mille, divenne anche sede di un incessante pellegrinaggio di esponenti di governi, militanti politici, rappresentanti di movimenti rivoluzionari.
L’eroe dei due Mondi morì il 2 giugno 1882, l’orologio fu fermato e, insieme al calendario, segna – all’interno della casa bianca – il momento della morte. Nel compendio garibaldino è visitabile la casa, ancora intatta, il letto di morte rivolto verso la Corsica, una poltrona con scrittoio regalo della regina Margherita di Savoia. All’esterno il cimitero di famiglia e la tomba dell’eroe, dove il due giugno di ogni anno si celebra il solenne omaggio a Garibaldi, il “leone di Caprera”. Il leone compare nello stemma araldico del Comune di La Maddalena con la citazione latina Herois cineres oras tutorque latinas (le spoglie dell’eroe vigilano e proteggono le coste dell’Italia).
Un’altra tomba scarna, solo un masso di granito, nell’isola gemella, conserva invece le spoglie di un anti-eroe, l’attore Gian Maria Volontè che qui volle essere seppellito. La citazione è di Paul Valery, Le vent se lève….il faut tenter de vivre (il vento si è alzato, bisogna tentare di vivere). Quel vento che, in fondo, è il vero padrone dell’arcipelago.