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Sardegna a Febbraio e il carnevale a Mamoiada
Si sta avvicinando uno dei periodi più gioiosi dell’anno, il carnevale; un evento che ormai è diventato parte integrante della nostra società e che non solo permette a grandi e piccini di condividere le stravaganze dei travestimenti, ma che offre anche importanti spunti culturali che riusciranno a far comprendere, nel profondo, le radici e le tradizioni di determinate popolazioni.
La Sardegna, ad esempio, è patria indiscussa delle antiche culture di un tempo che, grazie al carnevale, prendono vita e si tramandano alle nuove generazioni.
Tra gli eventi più sentiti dell’isola c’è sicuramente il carnevale a Mamoiada, dove tra l’altro è stato istituito un vero e proprio museo delle maschere mediterranee del luogo.
Chi vorrà vivere una festa un po’ diversa dal solito, lasciandosi penetrare dall’immenso valore storico e culturale che questo evento riesce ogni anno a trasmettere, potrà decidere di viaggiare alla volta della Sardegna.
Per farlo, ci si può servire delle navi di ultima generazione della compagnia Grimaldi Lines, leader dei trasporti via mare, che offre ogni anno numerose tratte che permetteranno di rendere anche il viaggio parte integrante dell’itinerario.
Vediamo, dunque, tutto quello che c’è da sapere sul carnevale a Mamoiada e quali altre feste si tengono in questa meravigliosa isola.
Carnevale a Mamoiada: un evento da non perdere
Il carnevale di Mamoiada è una delle celebrazioni più autentiche e affascinanti della Sardegna; si svolge nell’omonimo piccolo paese situato nella provincia di Nuoro e vanta una storia ricca di tradizioni millenarie.
Tale evento rappresenta un’occasione unica di valore etnologico in Sardegna, profondamente connessa ai cicli della vita e della rigenerazione della natura.
Le antiche cerimonie di esorcismo e le maschere suggestive reinterpretano in modo surreale il legame tra l’uomo e l’ambiente animale, elemento cardine dell’organizzazione socio-economica della regione della Barbagia, storicamente centrata sull’allevamento e la pastorizia.
I riti più importanti si svolgono non solo a Mamoiada, ma anche nelle vicine località di Ottana e Orotelli.
Le celebrazioni prendono il via il il 17 gennaio in onore di Sant’Antonio Abate, con l’imponente sfilata dei Mamuthones e degli Issocadores, figure ancestrali la cui origine rimane avvolta nel mistero, ma che rappresentano in modo vivido l’ingegnosa trasformazione uomo-bestia.
I Mamuthones sono vestiti con tessuti di velluto e la pelle scura di una pecora, nota come “mastruca”. Sulle loro spalle pende un pesante insieme di campanacci da bue, mentre al collo portano una catena di campanelle.
La testa è coperta da un berretto chiamato “berritta”, fermato da un fazzoletto marrone legato sotto il mento e il volto è nascosto dietro una maschera di legno scuro, conosciuta come “sa bisera”, divenuta simbolo distintivo di questa celebrazione.
Accompagnando i Mamuthones, veri protagonisti dell’evento, si uniscono gli Issocadores, che aprono e chiudono la processione. Vestono giubbetti rossi, pantaloni bianchi o scuri, avvolti da uno scialle sui fianchi.
Anche loro portano una “berritta” sulla testa, tenuta saldamente da un fazzoletto dai colori vivaci che copre parte del viso e indossano una tracolla con campanelli di bronzo e ottone, stringendo in mano una corda di giunco, nota come “sa soca”.
I Mamuthones di solito si spostano in gruppi di dodici, avanzando a coppie con movimenti ritmici e quasi ipnotici, saltando e colpendosi reciprocamente sulle spalle, piegati sotto il peso dei campanacci che emettono suoni cupi.
Gli Issocadores, generalmente non più di otto, si muovono con agilità e improvvisamente lanciano la “sa soca”, abilmente catturando giovani donne, amici e visitatori.
Coloro che vengono afferrati (eccetto le donne) sono tenuti a offrire da bere al gruppo mascherato come obbligo festoso.
Il Carnevale di Ottana e Orotelli
Come abbiamo accennato in precedenza, anche a Ottana e Orotelli ci sono delle tradizioni da non trascurare.
Di fronte a un imponente falò chiamato “s’ogulone”, dopo i rituali religiosi, le figure tradizionali del Carnevale di Ottana, conosciute come “sos Merdules”, danno inizio ai preparativi festosi. La “sa prima essia”, ovvero la prima apparizione dell’anno, si tiene il 16 gennaio, vigilia di Sant’Antonio Abate.
Ciò che rende unico il Carnevale di Ottana sono le “sas carazzas”, le maschere caratteristiche che lo identificano da sempre: “sos Merdules” e “sos Boes”.
Il rito si svolge per le vie del villaggio e raffigura la lotta tra l’uomo (che prevale) e gli animali. I “sos Boes” si muovono con un passo saltellante, creando scompiglio tra la folla che partecipa ai festeggiamenti; a volte si riversano a terra, mettendo in scena una sorta di ribellione contro i “sos Merdules”, i quali usano una corda di cuoio o un bastone per domarli e sottometterli.
Il rituale giunge al culmine nella piazza principale, dove le “sas carazzas” eseguono i tradizionali balli di Ottana, chiudendo così la celebrazione.
Per quanto riguarda il Carnevale di Orotelli, invece, l’evento risulta essere un tentativo recente di riportare parzialmente in vita un’antica festa che era caduta in disuso durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Al centro di questa festa ci sono i “thurpos” (ciechi), figure principali che sfilano simulando il comportamento dei buoi, avanzando in coppia come se fossero attaccati a un giogo immaginario. La loro vita è cinta da una corda, tenuta dal “contadino”, un altro protagonista della sfilata, che la tiene sull’altra spalla per guidarli; il contadino porta anche una sorta di picca.
Alcuni “thurpos” trainano un aratro, seguiti da “seminatori” che spargono crusca lungo il percorso; il pubblico è coinvolto animatamente in questo spettacolo che rappresenta una sorta di “mondo al contrario”.
Museo delle Maschere Mediterranee di Mamoiada: un luogo da non perdere
Il Museo delle Maschere Mediterranee a Mamoiada è un luogo straordinario che celebra e preserva le ricche tradizioni culturali e le antiche maschere della Sardegna. Questo museo rappresenta un punto focale per la comprensione e la promozione delle tradizioni del Carnevale barbaricino e delle sue maschere caratteristiche come i Mamuthones e gli Issohadores.
Ogni stanza è una sorta di scrigno segreto, un mistero che potrebbe non essere mai completamente svelato.
L’avventura nel Museo inizia nella sala multivisiva, dove dodici proiettori, gestiti da un sistema informatico che sincronizza immagini, suoni e luci, permettono di rivivere i momenti più suggestivi della preparazione e della sfilata dei Mamuthones e degli Issohadores, le figure simboliche di Mamoiada.
La sala dedicata al Carnevale Barbaricino ospita una straordinaria collezione di maschere provenienti dai carnevali di Mamoiada, Ottana e Orotelli.
Come già accennato in precedenza, le origini e il significato delle maschere dei Mamuthones e degli Issohadores restano avvolti nel mistero. Secondo Raffaello Marchi, uno dei primi studiosi ad approfondire queste maschere mamoiadine, si ipotizza che i Mamuthones e gli Issohadores potessero rappresentare la resistenza dei sardi contro le invasioni dei Mori.
La cura nei dettagli è straordinaria anche nella rappresentazione dei Merdules e Boes, le maschere del Carnevale di Ottana che sottolineano l’importanza degli animali all’interno della comunità, poiché fornivano gli elementi vitali per la sopravvivenza, come il latte e le pelli.
In un ruolo più defilato ma altrettanto significativo, troviamo un’altra maschera di Ottana: la “Filonzana” (filatrice); zoppa, dalla schiena curva e con una veste nera, questa figura tiene tra le mani un fuso di lana che simboleggia la vita, il passare del tempo e il destino umano.
La “Filonzana” rappresenta un significativo richiamo alla storia e alla cultura, poiché richiama le tre Parche della mitologia greca, simboli della nascita, dell’evoluzione e della morte degli esseri umani.
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