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Procida, la cultura ed il turismo
di Davide Schiavon
Nel 2022 l’isola sarà Capitale italiana della Cultura. La sfida è farla convivere con il prevedibile aumento del flusso turistico. Ma «la cultura non isola», dice l’indovinato slogan del progetto.
Tra Ischia e la terra ferma dei Campi Flegrei c’è Procida, la più piccola delle isole del golfo di Napoli. Finora anche la meno nota. Scomodo era, infatti, il confronto con la popolarità di Capri, isola d’élite spesso inavvicinabile per gli stessi napoletani, e con Ischia, meta delle vacanze di grandi statisti, isola dieci volte più estesa e quindi con un’offerta più ampia e trasversale. Procida, però, ha sempre avuto un fascino ben distinto dalle altre isole.
Il fascino dell’isola
Più piccola e riservata, ha una sua architettura mediterranea che trova nel caos autentica grazia, con le stradine strettissime segnate dagli specchietti di automobili fuori misura, i meravigliosi giardini, le poche attrazioni di massa che la rendono perfetta per chi vuole trascorrere periodi di riposo e concentrazione. E difatti di turismo Procida non ha mai vissuto. L’isola deve la propria ricchezza a una antichissima tradizione marinara: Procida ha formato grandi capitani e ha uno degli istituti nautici più antichi e prestigiosi d’Italia, fondato alla fine del diciottesimo secolo.
Procida però è un’isola atipica, aperta al confronto, e i procidani sono in grado di rispettare le proprie tradizioni anche tentando nuove strade. Ne è un esempio la nomina a Capitale italiana della Cultura (titolo del quale i procidani già fanno vanto) per l’anno 2022. Procida sarà capitale a dispetto dei pronostici: erano infatti favorite altre città, più conosciute e con un patrimonio culturale indiscutibilmente già noto (Bari, Ancona, Taranto).
La cultura al centro di un progetto
«Nel nostro caso, però, hanno premiato un progetto strategico che vuol portare la cultura al centro, e non il numero di monumenti. Vogliamo costruire opportunità di livello turistico», spiega a Grimaldi Magazine Mare Nostrum il sindaco di Procida Raimondo Ambrosino. Se avessero vinto Firenze o Venezia, dice il primo cittadino, «sarebbe cambiato poco. La nostra vittoria invece porta migliaia di persone a conoscere Procida, a parlare della nostra isola. E per noi è un’occasione enorme».
Un’opportunità alla quale Procida si è preparata nell’ultima stagione estiva, con un afflusso turistico rilevante che ha messo alla prova il sistema di trasporti della piccola isola. Il cartellone degli eventi coinvolge anche luoghi sulla terraferma, tra i Campi Flegrei: «La nostra capacità ricettiva si esaurirà, è normale e non possiamo estendere l’isola», racconta sorridendo il delegato alla cultura del Comune di Procida, Michele Assante del Leccese.
Il calendario eventi
«La nostra però è una candidatura che getta ponti, con spirito di fratellanza e unione. D’altronde lo dice già lo slogan del progetto, “la cultura non isola”». Molto attesi sono la mostra d’arti del Mediterraneo (che coinvolgerà tutta l’isola), il premio Maretica, il premio Morante, la mostra di Mimmo Paladino e la suggestiva processione del Venerdì santo. E poi, aggiunge il sindaco, «c’è l’imperdibile “Procida Racconta”. Gli autori invitati sull’isola cercano un proprio personaggio tra gli abitanti procidani, e scrivono un racconto».
Procida ha vinto anche grazie alla forza della sua comunità, simile a una solida rete per la pesca: «C’è un’antica identità marinara, siamo naviganti fin dai tempi dei Micenei», spiega il sindaco Ambrosino. Gli fa eco il bibliotecario Pasquale Lubrano, professore in pensione e tra gli animatori culturali dell’isola: «Procida ha sempre considerato il mare come collegamento, non come isolamento». Nella piccola biblioteca rigenerata da Lubrano – a Terra Murata, incantevole borgo che guarda l’isola dall’alto – è conservato un libro preziosissimo, il “Catechismo nautico” di Marcello Eusebio Scotti, tra i martiri della rivoluzione napoletana del 1799. A pochi metri dalla biblioteca c’è il Palazzo D’Avalos, che fu una delle prigioni più temute e isolate d’Italia, chiusa alla fine degli anni ‘80. «E dobbiamo al compianto Libero De Rienzo l’idea di recuperare quegli spazi», ricorda il delegato Michele Assante Del Leccese. «Proprio Libero volle organizzare una rassegna cinematografica nel Palazzo».
La cultura e i nuovi flussi turistici
Procida vanta un patrimonio forse sottostimato: splendide chiese, un abito tradizionale unico, figlio delle relazioni con l’Oriente, paesaggi e architetture da togliere il fiato, e poi l’ispirazione donata a letterati e autori come Elsa Morante, Alphonse de Lamartine, Massimo Troisi. Eppure su cultura e turismo l’isola non ha mai puntato seriamente prima degli ultimi anni. «Quando il sindaco andava a Roma doveva dire “l’isola vicino Capri”. Ora Procida è conosciuta ovunque, ed è motivo d’orgoglio per tutti», sottolinea il sindaco Ambrosino. Non sarà facile gestire i nuovi flussi turistici: «L’isola dovrà essere capace di accogliere chi arriva, creare alleanze, presentare la propria storia. Queste cose la faranno grande, altrimenti di questa esperienza resterà solo una catena di eventi», secondo Pasquale Lubrano. D’altronde l’accoglienza è già ora un’eccellenza procidana: la piccola isola ha accolto 45 rifugiati da tutto il mondo, e sta accogliendo famiglie di rifugiati afghani, già ben integrati tra le strette viuzze isolane. «Procida è un’isola cosmopolita, e anche questo fa parte della nostra cultura», conclude il sindaco Ambrosino.
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