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Sport e Grecia sono indissolubilmente legati. È qui, infatti, che hanno origine i giochi panellenici. Erano eventi mitici, molto più di una gara fisica. Chi partecipava a questi giochi non doveva solo essere preparato fisicamente, ma anche mentalmente, e usare l’astuzia per battere gli avversari e arrivare alla gloria!
Ogni gioco, ogni evento aveva la sua ritualità: c’erano sfilate, giuramenti, l’accensione della fiaccola. Tutte le fasi avevano un significato ben preciso, sempre con valore sacro.
Tra i giochi panellenici c’erano i Giochi Olimpici, Nemei, Pitici e Istmici.
I primi, sicuramente i più famosi, prendono il nome dalla città di Olimpia. Tutto iniziava con una preghiera a Zeus, a cui l’evento era dedicato, affinché potesse concedere “la corona, o la morte”. La corona era rappresentata dalla celebre corona d’ulivo.
Gli altri eventi, di rilevanza minore ma pur sempre di grande rilievo, avevano anch’essi un valore sacro e un Dio di riferimento: i Giochi Nemei erano dedicati a Ercole, i Pitici ad Apollo, gli Istmici a Poseidone. Le competizioni erano di diverso tipo, e qualcuna è stata tramandata fino ai giorni nostri. La corsa e la corsa ad ostacoli, ad esempio, con una variante con elmo e scudo. Anche il salto era tra i giochi. Gli atleti correvano con un peso in mano che doveva servire ad appoggiarsi per dare lo slancio. Poi c’era il lancio del disco. All’inizio veniva lanciato un oggetto di pietra tondeggiante, che poi diventò un oggetto metallico di circa due chilogrammi dal diametro medio di 20-30 cm.
Tutte le gare si disputavano in impianti sportivi identificati come “stadio”, parola che inizialmente identificava una distanza di circa 200 metri. Solo successivamente è finita per identificare il luogo che tutti immaginiamo. La loro capienza era variabile: quello di Delfi, ad esempio, poteva accogliere fino a 7000 persone, quello di Atene 50000.
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