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Visita le famose Meteore in Grecia
di Bianca d’Antonio
Le guardo mentre mi allontano da Kalampaka. E poi mi giro di nuovo per imprimerle bene nella mente, per convincermi che sono reali, non frutto della mia immaginazione. Sono talmente incredibili così sospese nel cielo, che ti può sfiorare l’idea che esistano solo nella tua fantasia. Ed invece, come sbucate dal nulla, eccole lì, le Meteore, enormi rocce scure che si innalzano all’estremità della pianura tessalica. Una sorta di montagna incantata che domina la città sottostante di Kalampaka. Un paesaggio razionalmente improbabile formato da una selva di pareti levigate e nude, ora diritte come lame taglienti, ora forgiate in enormi monoliti, isolati a mo’ di torri oppure riuniti in gruppi dagli aspetti più strani, ma con superfici, sulla sommità, quasi pianeggianti e continue che raggiungono anche i 550 metri di altezza.
Qui, sui pilastri di maggiori dimensioni, ma talvolta anche sull’esile vetta di angusti pinnacoli, sorgono loro, gli straordinari monasteri ai quali preesistevano alcuni eremitaggi ricavati dalle profonde incavature tra le rocce, visibili ancor oggi. E ti domandi come gli eremiti prima ed i monaci poi, potessero vivere in quelle incredibili grotte, legati al mondo soltanto da una semplice scala a pioli di corda o da una carrucola o da una rete che serviva anche per fare arrivare le derrate alimentari. Soli con i loro pensieri, immersi in profonde meditazioni, si sentivano più vicini al cielo oppure, come sostiene qualche studioso riferendosi alla scelta dei monaci di costruire in quei luoghi inaccessibili i loro monasteri, non era solo per difendersi dall’impero ottomano ma anche un modo per isolarsi dal mondo, studiare, leggere, dipingere affermando così la loro superiorità? L’interrogativo non ha ancora trovato una risposta precisa.
Dopo questa divagazione, ritorno alle Meteore: la straordinaria impressione suscitata da questo singolare paesaggio (simile, per molti versi, ai Plaener nei calcari cretacei della Svizzera sassone) deriva in buona parte, dalla vivacità e dal contrasto dei colori dove, alle rocce lisce e stratificate formate dal tempo, si alternano vallate verdi e rigogliose in un rincorrersi di colori che va dal verde, nelle sue varie tonalità, agli arancio nelle diverse sfumature, creati dalla patina ferruginosa che incrosta le rocce dove si è prodotta la soluzione ed il conseguente deposito della parte ferrosa del cemento conglomerante. Questo imponente fenomeno geologico, unico al mondo e la formazione di queste enormi masse di rocce, sarebbe dovuto, secondo il geologo tedesco Philipson, ai detriti (ciottoli fluviali e pietre calcaree) depositati da un enorme fiume che, milioni di anni fa, si versava nel mare che allora copriva la Tessaglia.
Nel corso delle età geologiche, questo deposito si è trasformato in una massa solida e compatta di conglomerato calcareo sottoposta in seguito ad una intensa opera di dilavamento quando le acque si sono ritirate nell’attuale Mare Egeo. Più tardi, durante l’era terziaria, si è formato il ripiegamento alpino della catena del Pindo che ha provocato una frattura tra queste rocce e creato tra loro una valle rendendo il luogo particolarmente selvaggio ed inaccessibile, caratteristica che ha assicurato a monaci ed eremiti una straordinaria protezione contro gli invasori. Mimetizzati, arroccati lungo le ripide pareti e sui cocuzzoli delle rocce, si sono materializzati questi incredibili monasteri, straordinarie opere di ingegneria. Osservarli, visitarli, suscita una smisurata emozione. Qualche monastero sembra un tutt’uno con la roccia, come esploso all’improvviso dalla roccia stessa mentre un’autentica sorpresa arriva dalla scoperta di affreschi ed icone che adornano l’interno di chiese e cappelle.
Le sacrestie poi si rivelano ricchissime di arredi sacri, croci, vestimenti, affreschi, codici e manoscritti bizantini alcuni dei quali sono stati trasferiti alla Biblioteca Nazionale di Atene, senza dimenticare il prezioso drappo ricamato per la cerimonia del venerdì santo conservato nel Monastero della Trasfigurazione. Il primo accenno ad un eremo risale al 1143; era costituito da parecchi eremitaggi e da una chiesa comune costruita su una Colonna del Dompianè. Al XIV secolo risalgono quattro chiese di cui tuttora rimane quella della Purificazione. Il numero dei monasteri crebbe fino a raggiungere, secondo le testimonianze dei viaggiatori, il numero di 24 mentre una stampa del 1882 ne mostra 16 di cui soltanto sei si conservano ancora oggi, tra cui quelli della Trasfigurazione o di Barlaam, di S. Stefano, della S.Trinità, di San Nicola, la Gran Meteora e di Santa Barbara, il più antico dei quali risale al 1366. Lo stile dei monasteri ricalca quello dell’Oriente ellenico, se si eccettua la mancanza della cinta turrita non necessaria perché i monasteri non erano accessibili se non per mezzo di scale e di corde. Ora, invece, l’ascesa è facilitata da scale scavate nella roccia e, addirittura, da un’incredibile teleferica, un tocco di modernità che, nei colori, si integra comunque con questo insediamento mozzafiato, importante centro della Chiesa Ortodossa (dopo il Monte Athos), dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità che continua a richiamare e stupire visitatori di tutto il mondo.
Ma come raggiungere le Meteore in Grecia? Andarci in auto è sicuramente il modo migliore per visitare le Meteore. Prendere un traghetto Grimaldi Lines da Brindisi o Ancona per Igoumenitsa, ed imbarcare la propria auto e’ la soluzione migliore per iniziare un viaggio alla scoperta di queste meraviglie. Sbarcare ad Igoumenitsa con la tua auto ti permetterà di raggiungere Kalambaka con un viaggio di circa 2 ore e mezzo. Da Kalambaca, la città dove poter soggiornare, potrai raggiungere i monasteri da visitare che ad oggi sono sei: Gran Meteora, Roussanou, Varlaam, Agios Nikolaos, Agia Triada e Agios Stefanos. I monasteri sono collegati da una strada panoramica circolare di 15 km che parte da Kalambaka e torna a Kalambaca. Arrivati al parcheggio, potrai sostare la tua auto, e arrivare tramite meravigliosi sentieri e scalini, alle vette dove si Ergono i monasteri.
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