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Gaeta, un museo a cielo aperto
Di Laura Caico
Una terra fra storia e leggenda. Una delle mete del Meridione d’Italia fra le più ambite dai turisti
Gaeta (in latino: Caiēta, in greco Kaièta, Καϊέτα) che conserva nel suo nome tracce di gloria e mistero, poiché vi si intrecciano interpretazioni che l’avviluppano al mito di Enea, l’eroe troiano fuggito dalla patria in fiamme che, durante il suo viaggio verso le coste laziali, avrebbe seppellito in quel sito la sua nutrice Caieta come racconta Virgilio nell’Eneide e sottoscrive Dante Alighieri nel canto di Ulisse “Mi diparti’ da Circe, che sottrasse me più d’un anno là presso a Gaeta, prima che sì Enea la nomasse” (Divina Commedia – Inferno – Canto XXVI, v. 91/93); o, comunque, a quello della maga Circe, il cui fratello Aiete – soprannominato “L’Aquila” – re della Colchide, figlio del dio sole Elio e mitico padre di Medea, avrebbe dato il nome alla città, secondo Diodoro Siculo.
Molteplici le attrattive di questa magnifica cittadina in provincia di Latina nel Lazio meridionale, ai piedi del Monte Orlando, che conta circa 20.000 abitanti: baciata dal sole, si trova ad essere un museo a cielo aperto in cui il visitatore può ammirare vestigia del passato, architetture, palazzi nobiliari e opere d’arte oppure godere del mare e del bel tempo rilassandosi su una delle sue fantastiche spiagge, tra cui il Lido 300 gradini – o dell’Arenauta – e le Spiagge Ariana, di S. Agostino, di S. Vito, 40 Remi, Fontania e Serapo.
Tra i siti imperdibili – in questo comune che ha presentato la pre-candidatura per il riconoscimento della città di Gaeta e delle fortificazioni di Carlo V quale Patrimonio dell’umanità UNESCO – le due porte (Prima e Seconda Porta), uniche vie di accesso via terra fino al 1928, il borgo medievale, il Castello angioino-aragonese (sede, nella sua parte aragonese, della caserma Mazzini della Scuola nautica della Guardia di Finanza e della Compagnia Allievi Finanzieri di mare) la cui costruzione è attribuita a Federico II di Svevia (XII secolo), le Polveriere, il Mausoleo di Lucio Munazio Planco eretto intorno al 22 a.C. e – poiché è conosciuta come “la città delle cento chiese” – anche le Chiese di S. Giovanni a Mare, dell’Annunziata (con la collezione di codici dei monaci amanuensi), di S. Maria della Sorresca, della Madonna di Porto Salvo (da cui parte la storica processione la seconda domenica di agosto), la Cattedrale dedicata a Maria Assunta in Cielo e ai santi Erasmo e Marciano, la famosa Chiesa di San Giacomo costruita dai pescatori alla fine del 1500, il celebre Tempio di San Francesco, il Santuario della Santissima Trinità o della Montagna spaccata, una montagna caratterizzata da tre fenditure nella roccia (che la tradizione cristiana asserisce essere apparse dopo la morte di Cristo), scendendo i cui gradini si noterà una spaccatura nella parete a forma di una mano, chiamata appunto “Mano del Turco”, rimasta prodigiosamente impressa nella pietra nonché il “letto di San Filippo Neri”, un minuscolo giaciglio di pietra in cui pare si ritirasse Filippo Romolo Neri per pregare e riposare.
Tra sacro e profano si inseriscono le leggende locali – raccontate dai “gaetani” più anziani – su templari, streghe e licantropi, fantasmi affacciati alle finestre del castello Castagna (distrutto dai tedeschi nella II Guerra Mondiale), racconti arcani che miscelano antico e moderno proiettando Gaeta nel fantastico mondo del soprannaturale, accrescendo il suo fascino di impalpabili elementi dell’occulto che solleticano la curiosità: tra gli eventi più significativi che si svolgono in città, il «Convegno Nazionale della Fedelissima Città di Gaeta» promosso dal Comune della città, dalla Regione Lazio, dalla Camera di Commercio di Latina, in sinergia con l’Associazione Nazionale Ex Allievi della Nunziatella, il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e la Pro Loco Gaeta. La manifestazione – seguitissima dagli abitanti e dai turisti – rievoca un momento carico di emozione e sofferenza, prodromo di grandi cambiamenti, giacché illustra l’addio a Gaeta dei Re Francesco II e Maria Sofia di Borbone, imbarcatisi il 14 febbraio 1861 sulla nave francese Mouette per recarsi nello Stato Pontificio, lasciando così definitivamente il Regno delle Due Sicilie, destinato a scomparire per dar vita alla controversa Unità d’Italia.
Tra i personaggi locali ricordiamo Lucio Munazio Planco, l’ipato Giovanni I Duca di Gaeta, il condottiero Marcantonio Colonna, il Pontefice Pio IX, l’ultimo Re, gli artisti Scipione Pulzone e Sebastiano Conca, gli esploratori Giovanni Caboto ed Enrico Tonti; ma anche la tradizione culinaria ha il suo risalto per rinfrancare il viaggiatore dopo le escursioni più consigliate per approfondire la conoscenza dell’incantevole Gaeta.
I buongustai non avranno che da scegliere tra le bontà gastronomiche del posto quali la tiella, ottima pizza rustica con vari ripieni di pesce o verdure (dal 2005 marchio di “Denominazione Comunale d’Origine”), le zeppole di baccalà, gli spaghetti alla nostromo con pomodoro, cozze, vongole e mazzancolle, carciofi e patate in tegame, i calamaretti alla votapiatto, gli spaghetti al sugo di parnocchie, da gustare in qualsiasi trattoria del posto: i gourmet non mancheranno poi di approdare nell’accogliente ristorante (citato nella “Guida Michelin”) “Dolia” di Elena Di Palma, Benedetto Leone e Rocco Toti, che si avvale della sapienza dello chef stellato Francesco Apreda, per deliziare il proprio palato con le creazioni del giovanissimo chef globetrotter Michele Emilio Corrado e godere della professionalità del maître Paolo Terranova, proveniente dai regni gastronomici di Alain Ducasse e Gordon Ramsey, per chiudere in bellezza la visita a questa splendida e ammaliante cittadina.
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