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Carnevale Olbiese 2025
Durante la festa di Carnevale la parola d’ordine è divertirsi, lasciarsi andare a qualche scherzosa burla con amici e parenti, ma anche concedersi qualche licenza in più a tavola. Il Carnevale trae origine dagli antichissimi Saturnali, celebrazioni romane durante le quali era tutto concesso e persino le differenze sociali, per qualche ora, si annullavano. In Italia e nel mondo le feste carnevalesche sono tantissime, da quello di Rio de Janeiro al Notting Hill Carnival fino al Carnevale di Santa Cruz de Tenerife e di Venezia.
Anche in Sardegna le celebrazioni sono tante ed estremamente caratteristiche, in quanto legate ai costumi, alla storia e alle tradizioni di questa incantevole isola: oltre al famoso Carnevale di Mamoiada e di Oristano, si fa apprezzare anche quello di Olbia. Il Carrasegare Olbiesu è un evento allegro e coloratissimo che, con i suoi carri allegorici e maschere, allieterà le giornate di grandi e piccini, in un’atmosfera gioviale che celebra degnamente la festa più folle dell’anno.
Il Carnevale Olbiese tra passato e presente
Per raggiungere Olbia in occasione del Carnevale e nello stesso tempo visitare questa cittadina situata a due passi da luoghi iconici dell’isola come l’Isola di Tavolara e la Costa Smeralda, bisogna imbarcarsi su una nave della flotta Grimaldi Lines. Si tratta di mezzi veloci, sicuri e moderni che garantiscono al passeggero un viaggio in Sardegna tra comfort e servizi come Spa, negozi, ristoranti e aree divertimento.
Il Carnevale di Olbia animerà allegramente la cittadina dal 27 febbraio al 4 marzo, rievocando una tradizione decennale che, nel corso della sua storia, ha subito non pochi alti e bassi. Quest’anno Olbia rivivrà la sua festa carnevalesca, riportata al suo antico splendore grazie alla passione mai sopita e all’entusiasmo di “Amici del Carnevale di Olbia”, associazione nata nel 2001.
Il Su Carrasegare Terranovese (in passato la città di Olbia era chiamata Terranova), fino a qualche decennio fa, iniziava il 25 gennaio, ossia il giorno dedicato al ricordo della conversione dell’Apostolo San Paolo, al quale è peraltro intitolata una delle più importanti chiese di Olbia. L’antico Carnevale Olbiese era un evento che coinvolgeva l’intera comunità, con le famiglie che aprivano le porte di casa per offrire liquori e dolcetti alle maschere che vi facevano ingresso. Queste ultime, nonostante le esilaranti scenette a cui davano vita, avevano un aspetto pauroso e vestivano pesanti campanacci, pelli di volpi, lepri, montone e capra, ricordando i mamuthones del Carnevale di Mamoiada.
A raccogliere i soldi per l’organizzazione della festa ci pensavano i giovani e i componenti della Società del Buonumore. Bussavano alla porta e chiedevano un’offerta, intonando canti e inni beneauguranti; se però l’obolo non era considerato gratificante, allora i versi si tramutavano in sferzanti sberleffi.
Come oggi, anche in passato il momento più atteso del Carnevale era la festa in piazza del martedì grasso dove, tra balli in maschera e canti, piovevano frittelle e coriandoli colorati dalle finestre e dai balconi. In serata poi, dopo il corteo in maschera, si bruciava il fantoccio di Giolzi, simbolo del Carnevale al quale venivano attribuiti tutti i mali della società.
Oggi il Carnevale di Olbia si caratterizza per i due cortei con tanto di grandi e colorati carri allegorici, nei giorni 2 e 4 marzo, concludendo poi il tutto con la premiazione delle maschere più belle. L’Associazione che organizza l’evento ha richiamato tutta la cittadinanza e gli artigiani del posto a partecipare e dare un contributo all’evento, mettendo a disposizione la propria fantasia e la propria arte: i temi a cui attenersi per l’anno 2025 sono Red Carpet e “Pinocchio e i burattini scatenati 2.0”, con in più un omaggio alle anime Dragon Ball che i più piccoli senz’altro apprezzeranno.
Partecipare a questa divertente festa è anche l’occasione perfetta per degustare le leccornie tipiche del luogo, consumate in occasione del Carnevale, come ad esempio i fatti frissi (le zeppole), le meraviglias (chiamate chiacchiere in altre zone d’Italia) e i frisjoli, che sono frittelle a forma di spirale ricoperte di zucchero. Ad accompagnare il tutto non può mancare un sorso di Vermentino di Gallura DOC, una delle più apprezzate eccellenze vitivinicole della zona.
Cosa vedere a Olbia in occasione del Carnevale
Chi si reca a Olbia per partecipare al Carnevale ha anche l’opportunità per visitare la città e i suoi dintorni, alla scoperta di uno degli angoli più incantevoli della Gallura. Visitando l’antica Terranova, si incontrano numerosissime testimonianze dei popoli antichissimi che hanno vissuto sull’isola: sono infatti decine i dolmen, i menhir e i circoli megalitici risalenti al 3.500-4000 a.C.. Tra Olbia e la frazione di Pittulongu si trova il pozzo sacro di Sa Testa, tra le costruzioni nuragiche meglio conservate della Gallura, dove in passato si venerava la divinità dell’acqua.
In località Cabu Abbas si trova invece Riu Mulinu, il nuraghe nato tra il 1300 e il 1200 a.C. come fortezza, ma anche come luogo di culto: il sito mostra ancora oggi i resti di una torre centrale e di un’imponente muraglia attorno, nella quale si scorgono ancora due varchi d’ingresso.
Da non perdere poi la magnifica Tomba dei Giganti Su Monte ‘e S’Abe, costruita a forma di toro, considerato in passato il simbolo della fertilità: il sito nuragico, dove i defunti venivano sepolti tutti insieme, si trova a due passi dal Castello di Pedres, costruito nel XII secolo ai tempi in cui Olbia era parte del Giudicato di Gallura: nonostante la fortezza sia piuttosto diroccata, esercita tutto il suo fascino sui visitatori, con i resti delle mura e della torre.
Addentrandosi nel cuore di Olbia, tra edifici contemporanei e tratti delle mastodontiche mura puniche che cingevano la città, si incontrano numerose vestigia romane, memoria di un tempo in cui la città era un importante centro militare e commerciale. Di quel periodo sopravvivono ad esempio i resti della domus S’Imbalconadu, dell’Acquedotto Romano, costruito tra il I e il II secolo d.C.. e del foro.
Il Museo Archeologico di Olbia, situato sull’Isola Peddone non lontano dal Porto Isola Bianca, custodisce numerosi reperti archeologici legati al passato della città, ma è soprattutto la sezione dedicata ai relitti a suscitare più curiosità, con timoni e resti di alberi appartenuti a vascelli punici, greci, fenici e romani.
Il centro storico di Olbia custodisce poi la Chiesa di San Paolo, con la sua cupola in maioliche colorate: è stata costruita nel XV secolo sui resti di un tempio pagano dedicato a Ercole e conserva splendidi affreschi, un pulpito in legno in stile veneziano e due statue in legno del ‘700.
Da non perdere poi una visita alla Basilica di San Simplicio, una delle più belle chiese romaniche di tutta la Sardegna dove sono custodite anche le reliquie del santo. A due passi dalla Basilica si trovano le necropoli di San Simplicio, un sito ipogeo composto da più di 450 tombe risalenti al periodo tra il 200 a.C. e il 300 d.C.. I corredi funerari qui rinvenuti sono oggi conservati all’interno del Museo Archeologico di Olbia.
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