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L’artigianato sardo, l’identità dell’isola
La Sardegna vi accoglierà con i suoi incredibili esempi di creatività e arte, così quando tornerete a casa potrete portare con voi bellissimi oggetti di arredo da esporre. Partite alla scoperta dell’identità dell’isola: il tradizionale artigianato sardo.
Qualunque sia la vostra meta, nord o sud, non ha importanza, perché ovunque troverete decori e oggetti antichissimi che si sono elaborati nel tempo.
La vera bellezza dell’artigianato sardo è scoprire la contaminazione dei segni lasciati dalle culture che si sono alternate sull’isola: nuragica, fenicia, greca, bizantina e spagnola.
Nella trama di un arazzo o di un tappeto si nasconde una storia millenaria, ed è per questo che l’artigianato è la vera essenza della Sardegna.
Vi raccontiamo alcune delle eccellenze creative sarde, partendo dall’artigianato tessile, molto sviluppato nel nord della Sardegna e che trova la sua massima espressione con il tradizionale tappeto di Aggius. Arte mai abbandonata, anzi portata avanti dalle tessitrici utilizzando materiali quali la lana, il lino e il cotone e i colori forti come il rosso, il giallo, il verde, il viola.
La lavorazione di questo tipo di tappeti consiste in una successione perfetta di linee colorate, intrecci e forme tramandate nei secoli, con tanta passione. I colori e gli stili si distinguono a seconda del luogo, ogni storia è affascinante e misteriosa.
Spostandoci verso il centro troviamo i tappeti di Nule, il tappeto a stuoia è l’esempio più significativo. La trama è molto fitta con disegni e accostamenti cromatici che si tramandano di tradizione in tradizione. Durante l’estate, in due posti in particolare, Samugheo e Mogoro, si tiene la mostra-mercato di settore più antica dell’isola, che di solito inizia a luglio per terminare nei primi giorni di settembre. Se visiterai i borghi più antichi dell’isola, scoprirai un mondo ricco di tradizione e produttività.
Rimanendo in tema di intreccio, vediamo i cestini intrecciati a mano di Castelsardo, località in cui c’è il Museo dell’Intreccio Mediterraneo. Passeggiando nel borgo, nominato uno dei più belli d’Italia, si incontrano tanti negozietti che vendono borse, cestini, cappellini ed è possibile inoltre ammirare qualche amabile signora che lavora a mano le fibre vegetali. Questo tipo di tecnica si presume abbia origine dalla preistoria e che poi man mano nel tempo si sia adeguata agli usi e costumi. La lavorazione dei cestini è molto diffusa anche nella provincia di Oristano, perché grazie alla grande presenza di stagni, crescono le piante che sono la materia prima per questo tipo di lavorazioni.
Un altro oggetto tipico della cultura e tradizione sarda è il coltello di Pattada, che in sardo si chiama resolza o arresoja. Il centro di produzione è Pattada, in provincia di Sassari, ma molto importanti sono anche i laboratori di Santu Lussurgiu in provincia di Oristano e Arbus in Costa Verde. E’ uno strumento molto importante nel lavoro agro-pastorale e la lama può essere in acciaio o damasco, mentre il manico deve essere sempre in corno di muflone.
Una curiosità interessante è che la pattadese si porgeva in segno di amicizia all’altra persone offrendole il manico.
Spostandoci ad Alghero, si può ammirare tutt’altra opera d’arte: la lavorazione del corallo rosso. Infatti, la costa della zona prende proprio il nome di Riviera del Corallo e questa pratica risale agli Antichi Romani. Riconosciuto come uno dei più pregiati di tutto il Mediterraneo, attualmente la pesca è consentita solo in un periodo di tempo limitato tra maggio e ottobre e solo ai professionisti. Dalla sua lavorazione è possibile ottenere vari tipi di gioielli, come bracciali, collane e orecchini.
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