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Lago Omodeo perfetto per un giro in canoa
Ciò che rende la Sardegna una delle più belle regioni d’Italia è il suo patrimonio naturalistico, particolarmente selvaggio e, a tratti, anche aspro: si pensi ad esempio alla zona del Gennargentu, al Parco Nazionale dell’Asinata, a Is Cannoneris, al Golfo di Orosei e al Parco Nazionale della Maddalena.
Non stupisce che l’isola sia molto amata soprattutto dai viaggiatori più sportivi, amanti del trekking lungo percorsi leggendari come il Selvaggio Blu e il Cammino delle 100 Torri, oppure della canoa. Questa piccola imbarcazione trasmette un senso di libertà unico e consente di solcare fiumi e laghi, scoprendo angoli nascosti della Sardegna di rara bellezza. Gli appassionati di canoa possono divertirsi remando sul Lago Omodeo, uno degli specchi d’acqua artificiali più grandi d’Europa.
In canoa sul lago Omodeo
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Il lago Omodeo si trova nel territorio comunale del borgo di Soddi, in provincia di Oristano, nel cuore dell’antica regione storica del Barigadi, al confine con il Guilcer.
Apparentemente questo lago sembra naturale, con le sue acque limpide solcate qua e là da barche e canoe, ma in realtà si tratta di uno specchio lacustre artificiale e la diga che sovrasta il lago è lì a dimostrarlo. La prima diga fu costruita nella metà dell’800, con lo scopo di irrigare maggiormente tutto il Campidano e soprattutto di fornire energia elettrica all’isola intera: la diga fu intitolata a Santa Chiara e battezzata dall’allora re d’Italia, Vittorio Emanuele II.
Quando però le bombe britanniche del secondo conflitto mondiale la danneggiarono seriamente, si decise di costruire una seconda diga, quella di Eleonora d’Arborea, inaugurata nel 1997, lunga 582 m e alta fino a 100 m con colossali arcate. La prima diga è ormai sommersa, se non qualche tratto ancora visibile.
Fare una gita in canoa sul lago Omodeo che si è venuto così a creare in seguito allo sbarramento del Tirso, significa solcare acque che celano un vero e proprio mondo sommerso, con i monti basaltici sullo sfondo e le sponde verdeggianti punteggiate da olmi, pioppi, salici, roverelle e lecci.
I canoisti si ritroveranno a remare alla scoperta di insenature dove sostare per rilassarsi un po’, magari tentando di pescare persici o carpe, previa licenza e rispetto dei regolamenti locali, oppure facendo birwatching: durante la stagione primaverile, il lago Omodeo si popola di numerose specie di uccelli, in particolare germani reali, anatre, aironi e falchi pellegrini.
Si ricorda inoltre che sulle sponde del lago si trova il Circolo Nautico di Sorradile, che sovente organizza delle divertenti gare di canoa, alle quali assistere magari sostando all’ombra delle fronde degli alberi, nelle circostanti aree pic-nic presenti attorno al lago.
Chiunque invece, dopo aver remato in lungo e in largo sulle acque lacustri, avesse voglia di fare un tuffo refrigerante, potrà farlo ma solamente nelle aree balneabili designate.
Conoscere la storia di questo luogo è essenziale per immergersi nell’atmosfera più intima del lago Omodeo, perché proprio al di sotto della superficie acquea si celano resti archeologici antichissimi. I fondali custodiscono infatti domus de janas, insediamenti pre-nuragici e nuragici, i quali solo nei periodi di secca riemergono, ricoperti di limo ma cristallizzati nel tempo, in attesa di essere di nuovo sommersi dalle acque.
Come dimenticare poi la foresta fossile di Montigu Abile, anch’essa inondata dall’acqua e visibile, in parte, solo nei periodi di secca. La foresta risaliva ad almeno 25 milioni di anni fa ed era formata essenzialmente da baobab e palmizi. A distruggerla fu una pioggia devastante di lapilli eruttati da vicini coni vulcanici.
In canoa la foresta pietrificata di Mantigu Abile non si scorge, ma davanti alla chiesetta di Santa Maria Maddalena, affacciata proprio sul lago, sono esposti alcuni tronchi provenienti dall’antico sito sommerso.
Cosa vedere nei dintorni del lago Omodeo
Quando si è deciso di sbarrare il fiume Tirso, la valle era occupata non solo da siti archeologici e foreste ancestrali, ma anche dal borgo di Zuri. Gli ingegneri allora spostarono la popolazione più a monte: l’attuale Zuri è oggi una frazione del borgo di Ghilarza e comprende anche la chiesa di San Pietro Apostolo risalente al 1291 che si trovava nella valle allagata, ricostruita in seguito pietra su pietra nel 1923. Non c’è dunque nessun campanile che riemerge dalle acque del lago Omodeo, come invece succede per lo specchio lacustre della celebre Curon, ma la suggestione è invero la medesima.
Durante una gita in canoa, l’attenzione non può non focalizzarsi poi su un’abitazione abbandonata, semi sommersa dalle acque e addossata quasi alla diga Eleonora d’Arborea. Nonostante sia soprannominata “casa fantasma”, non è affatto infestata da spettri pronti a vendicarsi dei vivi, ma semplicemente appare e riappare, a seconda del livello del lago, proprio come se fosse un fantasma.
La casa era abitata dal capocentrale e dal suo vice, con ovviamente le rispettive famiglie: si trattava di una villa estremamente elegante, a due piani, con un rigoglioso giardino e una lunga scalinata che, a quanto pare, arrivava alla banchina del vecchio villaggio di Zuri.
Remando in canoa sul lago Omodeo, si scorge in lontananza Tadasuni, un paesino di cui si distinguono le case costruite in trachite rossa e il campanile della chiesa di San Nicola di Bari. L’edificio di culto, costruito in stile neoclassico nel XIX secolo, cela al suo interno un tesoro prezioso fatto di argenteria religiosa soprattutto una splendida Vergine di Boele risalente al ‘500.
Abbandonando la canoa e mettendosi in cammino alla scoperta del territorio circostante il lago, si ha la possibilità di visitare il bellissimo nuraghe Losa, sito su uno scenografico altopiano in basalto a più di 300 m di altezza, tra la folta vegetazione del territorio di Abbasanta. Questo nuraghe, tra i più importanti di tutta la Sardegna, si è sviluppato tra il XV e il XIV a.C. ed è composto da i resti di un villaggio nuragico e da una torre centrale in nero basalto eretta tra il XIII e il XII a.C. Nel sito sono state rivenute anche le vestigia di costruzioni di epoca romana e bizantina.
Merita una visita anche il borgo di Sorradile, sito proprio alle porte della Valle del Tirso: tra le case in trachite rossastra, spicca la chiesa di San Sebastiano, un edificio seicentesco realizzato dai picapedres, artigiani sardi che maneggiavano abilmente la terra e impreziosita da numerosi elementi barocchi, rinascimentali, gotici e romanici.
A due passi dal borgo sorgono poi il Novenario di San Nicola del XII secolo, piccola chiesetta del XII secolo con tetto in legno spiovente, ma anche la domus de janas di Prunittu, un sito composto da decine di celle sepolcrali affacciato proprio sul lago Omodeo.
Con la compagnia navale Grimaldi Lines, è sufficiente salire a bordo di un traghetto per la Sardegna e raggiungere facilmente il Lago Omodeo in piena autonomia, con il veicolo imbarcato direttamente sulla nave.
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